STORIE DAL TAICHI: l’attitudine del principiante

I principianti, quando arrivano in palestra, hanno un’espressione timorosa, come quelli che non sanno bene cosa devono aspettarsi dalla lezione che sta per cominciare.

La maggior parte di loro pensa che il Tai Chi sia una specie di ginnastica per anziani – movimenti lenti, qualcuno pensa a una coreografia, una specie di balletto ritmato; qualcun altro è  incuriosito, conosce chi già pratica.
Alla fine della prima lezione sono accaldati e hanno l’espressione stupefatta di chi ha fatto una  scoperta:  dicono “non credevo fosse così faticoso e impegnativo, ma è divertente!”.
Chi continua, e torna anche dopo la lezione di prova, si impegna tantissimo nel replicare i movimenti che vede fare al maestro o agli allievi avanzati. L’obiettivo che si pone è memorizzare i movimenti e la loro sequenza – scoprirà poi che tutto ciò è secondario.
Gli allievi avanzati qualche volta eseguono i movimenti di  base con poco impegno mentale: sono movimenti che conoscono, che hanno replicato per anni – a volte per lustri.
Ma l’approccio giusto è proprio quello dei principianti: scoprire ogni nuovo movimento e gustarlo,  ritrovare le  possibilità che il nostro corpo offre e che abbiamo dimenticato, lasciandole nell’infanzia.
Perchè anche nel movimento già conosciuto si può trovare una sfumatura diversa – e ogni diversa esecuzione porta una diversa reazione nel corpo.